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Fate, folletti, animali parlanti, creature di fantasia popolano le favole antiche e moderne. Un mondo immaginario, parallelo al mondo reale in cui accadono cose a volte straordinarie, a volte terrificanti, una dimensione in cui non ci sono limiti alla fantasia: tutto può accadere! È un mondo da cui siamo attratti e affascinati, o almeno lo siamo stati, da bambini, quando le “briglie” dell’età adulta non avevano ancora ingabbiato la nostra mente negli schemi rigidi della “ragione logica”.
Io mi muovo in questo mondo, fatto
più da immagini e fantasia, illustro libri per bambini, e sono artista
naturalista, ho unito le cose che amavo di più: il disegno e la pittura, la
fantasia e la Natura.
(…) Per il bambino, non
esiste una linea netta che separa gli oggetti dagli esseri viventi, e qualsiasi
cosa abbia vita, ha una vita molto simile alla nostra. Se noi non capiamo
quello che rocce, alberi e animali hanno da dirci, il motivo è che non siamo
abbastanza in sintonia con loro. Per il bambino che cerca di capire il mondo
sembra ragionevole attendersi delle risposte da quegli oggetti che suscitano la
sua curiosità. E, dato che il bambino è egocentrico, si aspetta che
l’animale parli delle cose che
sono realmente importanti per lui, come gli animali fanno nelle fiabe, e come
il bambino stesso fa con i suoi animali veri o animali giocattolo. Un bambino è
convinto che l’animale comprenda e senta come lui, anche se esso non lo mostra
palesemente.
Gli animali vagano
liberamente in lungo e in largo per il mondo, e quindi è più che naturale che
nelle fiabe questi animali siano in grado di guidare l’eroe nella sua ricerca
che lo porta in luoghi lontani.
Tutto quello che si muove è
vivo, e quindi il bambino può credere che il vento possa parlare e portare
l’eroe dove vuole andare.
Per il pensiero animista, non
solo l’animale sente e pensa come noi, ma persino i sassi sono vivi, perciò
essere trasformato in sasso significa semplicemente che l’essere deve restare
muto immobile per un certo tempo. In virtù dello stesso ragionamento, è
perfettamente credibile che oggetti in precedenza muti si mettano a parlare,
diano consigli e si uniscano all’eroe nei suoi vagabondaggi. E, dato che in
qualsiasi cosa dimora uno spirito simile a tutti gli altri spiriti (cioè quello
del bambino che ha proiettato il proprio spirito in tutte queste cose), tale
intrinseca identità rende credibile che un uomo possa tramutarsi in un animale,
o viceversa, come nella “Bella e la Bestia” o nel “Re Ranocchio”. Dal momento
che non c’è nessuna linea di demarcazione fra esseri viventi e esseri
inanimati, anche questi possono diventare vivi.
Tratto da Bruno Bettelheim – IL MONDO INCANTATO-
Feltrinelli, 1989
Ho preferito citare B.
Bettelheilm in questa sede, perché concordo con il suo pensiero e non credo che
avrei saputo fare di meglio nell’esprimere il legame tra il mondo del bambino e
quello delle fiabe. La sua visione animistica, il dare uno spirito a tutte le
cose, fenomeni naturali, piante e animali, sono un modo per sintonizzarsi con
la Natura, per rinsaldare un legame ancestrale; in effetti essa comunica di
continuo con noi, basta restare in ascolto, godere e comprendere la sua
meravigliosa opera; osservare i fenomeni naturali, la loro interazione, il
delicato equilibrio che è alla base della vita. La Natura ci fa dono di
bellezza, saggezza e magia, la sua:
“Ce n’è sempre un bel po’ , di magia, ma noi non ce ne
rendiamo conto. Perlopiù la chiamiamo ‘natura’. Dico, non ci troviamo nulla di
stupefacente nel fatto che la mela che cogliamo in autunno era, a primavera, un
fiore. È magia naturale e non ce ne accorgiamo.”
Pat O’Shea – LA PIETRA DEL VECCHIO PESCATORE
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